Nel meraviglioso mondo delle fragranze, dove ogni essenza racconta una storia unica e personale, emerge il brand Bruno Perrucci Parfums, frutto della passione e della dedizione di un vero artista del profumo. Bruno Perrucci, appassionato fin da giovane dell’universo olfattivo, ha intrapreso un percorso che lo ha portato dalla curiosa esplorazione delle maison storiche alla realizzazione del suo sogno: sedersi dietro un organo del profumiere e dare vita alle sue prime creazioni.
Bruno Perrucci: l’intervista a ByNaso e Perfvumantica
La redazione di ByNaso, in collaborazione con Perfvumatica, ha avuto il privilegio di dialogare con Bruno Perrucci. Questa intervista esclusiva ci guida al centro vitale di un mestiere secolare, reinterpretato con fervore, novità e un’impronta distintiva che conferisce a ciascuna essenza il valore di un capolavoro. Bruno ci ha invitato a esplorare il suo universo, svelandoci il percorso che l’ha condotto a convertire il suo fervente entusiasmo per il dominio delle fragranze in un percorso professionale sfavillante e colmo di realizzazioni.
Buona lettura!
Bruno, la tua passione per l’arte della profumeria è evidente. Potresti raccontarci come e quando è iniziata questa avventura nel mondo dei profumi? E da quale background provieni?
La passione per la profumeria è nata con me, non so da quale DNA, non certo dai miei genitori. Il fascino per il mondo dei profumi mi ha sempre accompagnato, una vera e propria attrazione che mi portava fin da piccolo ai grandi magazzini al reparto profumeria dove curiosavo e annusavo di tutto. Quando mi sono sposato, avevo già una collezione parecchi profumi, dai classici degli anni ’80 e ’90 come Missoni, Drakkar Noire, Trussardi Azzaro, Dolce e Gabbana, Sergio Tacchini e altri. La curiosità mi ha spinto a voler scoprire di più sulla produzione di queste essenze, portandomi infine a Grasse, in Francia, considerata la capitale mondiale della profumeria. Lì, ho avuto l’opportunità di visitare le aziende storiche e, per gioco, di sedermi davanti a un organo olfattivo con più di 100 fragranze a mia disposizione. Questa esperienza mi ha completamente affascinato, il cervello é andato in corto circuito e mi ha spinto a prendere sul serio questa passione.
Quindi, il tuo viaggio nella profumeria è iniziato quasi per gioco. Come hai fatto a trasformare questa passione in una professione?
Esatto, tutto è iniziato per gioco, ma con il tempo, la passione è cresciuta e si è trasformata in una vera e propria vocazione. Ho investito molto tempo e denaro nell’apprendimento e nell’acquisto di materie prime, seguendo corsi e affinando la mia abilità nel miscelare essenze. La sfida maggiore è stata imparare ad armonizzare le diverse note olfattive, a capire quali elementi si potenziavano a vicenda. Dopo anni di sperimentazioni e studi, sono riuscito a creare una collezione di profumi che rispecchiavano la mia visione e il mio stile olfattivo, con circa 45-47 fragranze già formulate prima del mio ingresso nl mercato.
Bruno, hai raccontato di aver iniziato a creare queste fragranze nel tuo laboratorio qui in Italia, non in Francia. Potresti approfondire questo aspetto?
Sì, esattamente. La mia avventura nella profumeria ha preso forma qui, nel mio laboratorio personale. Ho iniziato a condividere campioncini delle mie creazioni con comunità online di appassionati di profumi, ricevendo feedback molto incoraggianti. In quel periodo, ho anche avuto l’opportunità di incontrare Lorenzo Pazzaglia, un incontro che si è rivelato fondamentale. Prima di allora comunicavamo via chat o al telefono, un giorno mi sono presentato al suo ristorante e gli ho fatto provare alcuni dei miei profumi. La sua reazione è stata molto positiva e mi ha incoraggiato a “uscire allo scoperto” con le mie creazioni.
E come hai deciso quali profumi presentare al pubblico?
Tra tutti i feedback che ricevevo, tre fragranze in particolare – Alias, Sublimizia e Double Bond – spiccavano costantemente. Ero ancora pieno di dubbi, ma dopo una lunga chiacchierata con Lorenzo, che mi ha offerto preziosi consigli e mi ha messo in contatto con persone che avrebbero potuto aiutarmi a lanciare queste fragranze, ho deciso di concentrarmi su di loro. Quel pranzo con Lorenzo è stato decisivo per il mio percorso. Non lo ringrazierò mai abbastanza, è una persona splendida.
Quindi, solo tre delle tue creazioni iniziali hanno fatto il grande salto. Come mai?
Sì, alla fine ho scelto di lanciare solo quelle tre fragranze. Con il tempo, mi sono reso conto che molte delle mie creazioni iniziali erano, dal mio punto di vista, troppo semplici e rivelavano una mano ancora inesperta. La profumeria è un campo in cui più impari e più ti rendi conto di quanto ancora ci sia da scoprire. Per questo, tendo a essere sempre critico verso le mie creazioni, cercando di elevarle a un livello di complessità e particolarità sempre maggiore. E, fortunatamente, chi prova i nuovi profumi che creo nota questa evoluzione, riconoscendo una maggiore complessità e sfaccettature in ogni nuova fragranza.
Passando alla creatività, da dove attingi l’ispirazione per le tue fragranze così uniche?
Ogni fragranza nasce da un processo creativo indipendente, spesso ispirato da esperienze personali, arte, viaggi o persino incontri casuali. Prendi, ad esempio, il mio primo profumo, ALIAS: attirato dalla bellezza di una boccetta mi spruzzo sul polso un profumo scoperto casualmente che mi ha colpito profondamente e affondato: IDOLE di LUBIN. Conteneva moltissime note che mi piacciono in un profumo e non le avevo mai sentite così ben miscelate. Da quel momento, ho voluto creare qualcosa che rappresentasse il mio approccio personale alla profumeria, cercando di conferire a ogni creazione una firma unica e irripetibile.
E come riesci a mantenere ogni fragranza originale e innovativa?
Non cadendo nella tentazione di imitare ciò che già esiste. Cerco sempre di esplorare nuove combinazioni e di sperimentare con materie prime inedite per creare profumi che non solo siano piacevoli ma che raccontino una storia, evocando emozioni e ricordi unici.
La tua ispirazione per le fragranze sembra davvero unica, Bruno. Puoi dirci di più su come nascono queste idee così particolari?
L’ispirazione può venire da qualsiasi cosa, davvero. Ad esempio, per il profumo “Sublimizia“, sono stato ispirato dall’uso della liquirizia, un ingrediente che ho esplorato in molti modi, anche in cucina. Per un’altra fragranza, “Dark Side of the Water“, volevo creare qualcosa di acquatico ma completamente nuovo, così ho iniziato a pensare all’inquinamento. Chi partirebbe dall’inquinamento per creare profumo acquatico? Mari, laghi e fiumi sono inquinati. Quale nota usare per “inquinare” un profumo? Il primo pensiero è stato il petrolio. Sono partito da li e così è nato “Dark Side”. È un processo creativo che spesso parte da un’immagine, un’emozione o un’esperienza vissuta, che poi cerco di tradurre in una fragranza.
E quali sono state le maggiori sfide che hai incontrato nel lanciare e nel mantenere il tuo brand nel mercato?
La sfida maggiore è stata mantenere un equilibrio tra la mia visione artistica e le esigenze del mercato. I miei profumi non sono creati per essere universalmente piacevoli; sono opere d’arte olfattive che richiedono un ascolto attento. Convincere le profumerie e i clienti ad approcciarsi a queste fragranze con la giusta mentalità è sempre una sfida, ma è anche ciò che rende il successo ancora più gratificante.
E come consigli ai clienti di scegliere il profumo giusto? Esiste un nesso tra personalità e fragranza?
I profumi sono strettamente legati al nostro io e al nostro vissuto. Consiglio ai clienti si prendersi il tempo di indossarlo su pelle e ascoltarne l’evoluzione. Per le profumerie, suggerisco di raccontare la storia dietro ogni fragranza e di guidare i clienti attraverso un percorso olfattivo che li porti a scoprire la fragranza che risuona di più con la loro personalità e le loro esperienze di vita.
Hai detto di avere la necessità di “ascoltare” piuttosto che “annusare” le tue fragranze. Come trasferisci questo concetto alle profumerie?
Spiego ai resellers che le mie creazioni richiedono un ascolto attento e una comprensione del loro sviluppo olfattivo nel tempo. Inoltre, racconto loro la storia di ogni fragranza così che possano trasferirla al cliente suggerendo quelle più adatte a seconda delle preferenze, delle stagioni, e persino del carattere del cliente. Di nuovo, è fondamentale raccomandare la prova sulla pelle, dove ogni fragranza può rivelare la sua vera essenza ed evoluzione.
Puoi raccontarci quali sono stati i feedback più significativi che hai ricevuto dai tuoi clienti?
I feedback sono stati incredibilmente vari e, in molti casi, profondamente personali. Durante una presentazione, ho assistito a una reazione incredibile di fronte alla mia fragranza “Cursed“. Una cliente ha iniziato a tremare e a piangere perché quella fragranza le ha ricordato l’odore del laboratorio di pasticceria di suo nonno. È stato un momento toccante che dimostra quanto profondamente una fragranza possa connettersi con le nostre memorie ed emozioni. Anche la presentazione di “Dark Side of the Water” ha suscitato reazioni intense, confermandomi che, anche quando dubito delle mie creazioni, possono sorprendermi positivamente.
E in termini di feedback, quale delle tue fragranze ha ricevuto più commenti?
Double Bond, Alias, Sublimizia, Stand Out ma anche “Dark Side of the Water“, che temevo fosse troppo fuori dagli schemi, ha ricevuto apprezzamenti inaspettati. In generale un po’ tutte. È stata una piacevole conferma che seguire la mia visione artistica può portare a risultati sorprendenti.
Con la tua presenza in profumerie in Italia e all’estero, quali considerazioni fai sul riconoscimento internazionale del made in Italy post-Covid?
La pandemia ha indubbiamente aumentato l’interesse verso il Made in Italy. Le persone avevano più tempo per navigare in internet perché confinate in casa. I recensori online hanno giocato un ruolo importante nel diffondere la conoscenza delle nostre fragranze, non solo in Italia ma anche all’estero. Questo ha ampliato enormemente la nostra visibilità e contribuito al crescente apprezzamento per la creatività e l’artigianalità italiana nel mondo dei profumi.
Come mantieni aggiornate le tue conoscenze e competenze nel campo della profumeria?
Oltre a partecipare a corsi e leggere pubblicazioni specifiche, il confronto con i colleghi e l’interazione con le aziende fornitrici di materie prime sono fondamentali. Internet è una risorsa inesauribile per scoprire nuove tecniche e materiali. Collaborare e condividere conoscenze con altri profumieri è essenziale per la crescita personale e professionale nel settore. L’aggiornamento è un processo continuo che include la partecipazione a corsi, la lettura di pubblicazioni specializzate e lo scambio di conoscenze con i colleghi del settore. Internet è una risorsa preziosa, così come i fornitori di materie prime, che sono spesso di grande aiuto nel fornire le ultime novità e tendenze.
Bruno, so che è una domanda difficile, ma qual è la tua fragranza preferita tra quelle che hai creato?
È una scelta quasi impossibile: amo tutte le mie creazioni per motivi diversi. Tuttavia, se devo sceglierne una, direi “In Deep of the Soul“. È una fragranza che mi tocca profondamente, una connessione interiore che trovo ogni volta che la indosso. È come se parlasse direttamente al mio cuore.
Parliamo un po’ della tecnica. Hai detto di lavorare con concentrazioni di fragranza al 43%, ben oltre la media del settore. Questo è conforme alle normative?
Sì, ogni fragranza deve essere conforma agli standard IFRA, che regolano la sicurezza e la composizione dei profumi. La concentrazione del 43% come nel caso di ALIAS è sicura e conforme alle norme per le fragranze che produco. È importante sottolineare che la percentuale di concentrazione è dettata non solo dalle preferenze personali ma anche dalla conformità ai regolamenti di sicurezza. La percentuale di estrazione influisce significativamente sulla proiezione e sulla longevità di una fragranza anche se esiste per ogni singola fragranza un tetto massimo oltre il quale la fragranza collassa su sé stessa. Optare per una concentrazione più elevata, come nel mio caso, significa creare profumi che hanno una presenza marcata e che durano più a lungo sulla pelle. Tuttavia, è essenziale che questa scelta sia sempre in linea con le normative vigenti per garantire la sicurezza e il comfort di chi le indossa.
Bruno, la tua attenzione al packaging delle tue fragranze sembra riflettere un aspetto molto personale della tua creatività. Raccontaci di più su questa scelta.
Il design della bottiglia quadrata è nato dal desiderio di trasmettere un senso di linearità e ordine, caratteristiche che mi rappresentano nella vita quotidiana. Tuttavia, la vera espressione della mia personalità emerge dal gioco di colori sul tappo, che simboleggia l’inventiva e la ricchezza interiore che caratterizza le mie creazioni. Questa combinazione tra forma e colore incarna la dualità della mia essenza: metodico nella struttura, ma estremamente creativo nel contenuto. La scelta dei colori, invece, è stata guidata dalla ricerca di un equilibrio che potesse riflettere la diversità e la profondità delle fragranze. Ho lavorato con il fornitore dei tappi per selezionare tonalità che potessero incarnare al meglio questo concetto, optando per colori che evocassero sensazioni uniche e che potessero arricchire visivamente il prodotto finale.
Quali consigli daresti a chi vuole avvicinarsi al mondo della creazione di profumi?
Il mio consiglio principale sarebbe di sviluppare una solida cultura olfattiva. È importante esplorare e comprendere la storia e le tendenze della profumeria, ma senza mai perdere di vista l’importanza dell’originalità. Creare profumi significa esprimere sé stessi; pertanto, è fondamentale osare e portare qualcosa di nuovo e personale nel mondo della profumeria.
Qual è il tuo sogno o la tua visione per Bruno Perucci Parfums nel futuro?
Il mio desiderio è che le mie creazioni continuino a essere apprezzate per la loro unicità e artigianalità. Non aspiro a diventare una figura di spicco per il solo fatto di essere riconosciuto, ma piuttosto perché le persone possano scoprire e apprezzare la bellezza e l’originalità delle mie fragranze. Spero di mantenere sempre l’approccio artigianale che caratterizza ogni mia creazione, offrendo ai miei clienti esperienze olfattive ricche e profonde.
Che effetto ti fa vedere l’interesse crescente per la profumeria artistica e come pensi si evolverà il settore?
La profumeria artistica sta vivendo un momento di grande interesse, ma è essenziale che questo non si traduca in un fenomeno effimero guidato dagli impulsi. Credo che ci sarà un processo di maturazione, dove solo chi è veramente appassionato e desideroso di esplorare la profondità e l’arte della profumeria continuerà a valorizzare e a cercare queste creazioni uniche. La sfida sarà mantenere viva l’autenticità e l’originalità in un mondo sempre più incline alla standardizzazione.
Grazie, Bruno, per questa conversazione così approfondita e per aver condiviso con noi la tua visione e il tuo mondo olfattivo.
Grazie a voi per avermi dato l’opportunità di esprimere il mio pensiero e la mia passione per la profumeria. Spero che le mie parole possano ispirare altri a seguire la loro passione e a esplorare il vasto e affascinante mondo dei profumi.